PROGETTI
LA FARMACIA DI DANTE
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La Divina Commedia: un libro che “cura” tutti i malesseri
Proposta didattica, sottoforma di laboratorio, rivolta agli studenti della seconda e terza media inferiore e del triennio della scuola superiore.
A cura di Manuela Racci
Dante e il suo capolavoro costituiscono quel guadagno per il sempre che, nei momenti di crisi profonda e di vero stravolgimento delle certezze umane, momenti di DERIVA COLLETTIVA di fronte all’abisso dell’imprevisto che mette a nudo la PRECARIETA’ e la FRAGILITA’ umane, TORNA e ci tende la mano, per riportarci verso la riva, naufraghi impauriti e storditi dall’ONDA improvvisa del MALE.
Le motivazioni di questa modernità sono tante, ma un collante si impone e supera la frantumazione della diversificata esegesi dantesca, un collante tenace, già indicato dallo stesso Dante, che fa della Divina commedia un vero picco solitario che non consente paragoni, una sintesi del passato e un vestibolo del futuro: si tratta del significato cosiddetto ANAGOGICO del testo, cioè simbolico-spirituale, quello più importante che raccoglie e fonde tutti gli altri e che fa sì che il racconto dantesco sia, in prima istanza, UN VIAGGIO INTERIORE, una discesa di psicanalisi ante litteram dentro gli spettri dei propri demoni, dentro il buio del proprio inferno, per poi risalire verso il proprio Purgatorio, cioè la dolce luce dell’accettazione di sé, del perdono, dell’ascolto interiore e dell’attesa, fino al volo verso il proprio Paradiso, verso lo splendore del proprio sé interiore, l’epifania della LUCE e la visione interiore finalmente appagante.
Il tutto con una “benzina” speciale: quella dell’AMORE, l’amore inteso come vera espansione dell’anima.
Metodologia e organizzazione
Il percorso verrà declinato su un numero di incontri da definirsi in itinere, in base alle circostanze e alle esigenze delle classi; la cadenza sarà settimanale; ogni incontro durerà circa due ore.
La modalità scelta sarà quella di “immergere “gli alunni” in un momento iniziale “narrativo”, articolato in ascolto, lettura, riflessione e confronto reciproci, sull’onda di sollecitazioni, domande, silenzi “speculativi”, guidati dal docente ( è il momento cosiddetto “destruens”, direbbe Socrate, all’interno del quale le parole tessono legami invisibili, entrano, bucano, smuovono le emozioni, preparano l’humus adatto a “srotolare la matassa”); seguirà, in modo simultaneo, se non addirittura coevo alla prima fase (dipenderà dalla situazione contingente e dalla capacità del docente di adattarsi in fieri) il momento cosiddetto “construens”, quello della “restituzione” da parte degli alunni di quanto accolto dentro di loro durante la narrazione, dando voce e corpo alle loro emozioni, attraverso la drammatizzazione del testo, quindi mettendo in campo l’espressività teatrale, libera e creativa (recitazione, canto, danza…).
Il tutto sarà poi suggellato, proprio come atto finale maieutico, da un momento fondamentale LUDICO, preposto a connettere la letteratura con la personalità e l’espressività dei partecipanti attraverso strumenti sensoriali, di dialogo e di riflessione interattiva per cercare analogie con il proprio vissuto, comparazioni con la realtà nella quali si è immersi e la capacità di verbalizzare questo con strumenti creativi; il fine è far”navigare” gli alunni sull’onda suggestiva di quella “leggerezza pensosa” che ci ricorda il grande Calvino: immersi nella pesantezza di tutti i giorni, nello stress, nella rabbia, nelle delusioni, nelle aspettative reiterate e disilluse, in quel divertissement di memoria pascaliana, ci dimentichiamo del vero senso della vita e della sua quidditas, cioè il carpe diem, quell’ “amore dell’attimo fuggente, la vera importanza che si deve dare alle cose, perché tutto è un divenire, come diceva Eraclito, e perciò transitorio. Così, come spunto di riflessione, pensiamo all’eleganza della leggerezza, capace di liberare dai “macigni sul cuore” e di elevare alla forma mentis massima. Come una metamorfosi, le ali prenderanno il posto delle catene”. (Matteo Verbo)